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Grotta di cala dei santi

GROTTA DI CALA DEI SANTI

a cura di Margherita Freguglia, Pamela Gambogi, Adriana Moroni, Fabio Parenti

Non lontano dalla punta dell’avoltore si apre sulla falesia rocciosa a picco sul mare la suggestiva grotta di cala dei santi, una caverna con un unico vasto ambiente che fu frequentata nel lontano passato da un tipo umano oggi estinto, l’uomo di neandertal, nell’ambito di un arco di tempo che, su basi stratigrafiche, possiamo stimare compreso all’incirca tra 100.000 e 50.000 anni fa.

L’uomo di Neanderthal visse in Europa e nel vicino oriente fra 130 e 35 mila anni da oggi, in un’epoca, il Paleolitico medio, contraddistinta da variazioni climatiche caratterizzate da importanti oscillazioni in senso temperato/caldo-freddo – temperato/fresco.

Si tratta dell’unica popolazione veramente europea in quanto evolutasi direttamente nel nostro continente. I Neanderthaliani erano individui di statura media e corporatura molto robusta, con una grande forza e resistenza muscolare. Praticavano il nomadismo e vivevano di caccia e raccolta seguendo gli spostamenti stagionali delle mandrie all’interno di un territorio di cui acquisivano conoscenza e di cui sapevano sfruttare le materie prime e le risorse.

Tra gli strumenti di uso quotidiano si sono conservati fino a noi principalmente quelli in pietra; sappiamo tuttavia che utilizzavano anche altri materiali quali il legno, l’osso e le conchiglie.

Abili ad adattarsi anche a climi ed ambienti inospitali, i loro accampamenti sono stati rinvenuti soprattutto in grotta, forse perché le tracce lasciate nei bivacchi all’aperto sono andate più facilmente distrutte. La presenza costante, nei siti abitati dai Neanderthaliani, di resti di focolari attesta la loro capacità di padroneggiare l’uso del fuoco e di organizzare lo spazio dedicato all’accampamento.

Della scoperta di reperti preistorici a Cala de’ Santi era già stata data notizia intorno agli inizi del ‘900 ed in maniera più dettagliata verso la metà dello stesso secolo. Negli anni ‘50  la grotta fu visitata infatti dal prof. A.Segre, dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana di Roma, che pubblicò una nota preliminare nel 1959.

Sulla scorta di queste notizie, nel 2006, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e l’Università di Siena effettuarono un sopralluogo nella grotta in base al quale si decise di iniziare delle ricerche sistematiche tese a valorizzare l’importanza del sito, dovuta non solo alla presenza dei resti legati all’attività dell’Uomo preistorico, ma anche al meraviglioso e imponente archivio di dati naturalistici ivi conservato.

All’epoca dei neandertaliani la grotta era raggiungibile via terra poiché il livello del mare era più basso di diversi metri. l’area circostante, caratterizzata da una certa varietà di habitat offriva ai cacciatori svariati tipi di selvaggina. nell’ampio spazio interno della grotta sono stati rinvenuti numerosi focolari che dovevano servire non solo per riscaldare l’ambiente e illuminare la notte ma anche per la cottura delle prede.

Nei livelli frequentati dall’ Uomo sono stati infatti scoperti abbondanti resti di cervo, stambecco, capriolo, bue, cavallo e rinoceronte. Sembra inoltre che gli abitanti della grotta praticassero la raccolta dei molluschi marini. Sulle ossa sono state individuate le tracce di macellazione lasciate dagli strumenti in pietra.

Questi venivano ottenuti distaccando dal blocco di pietra schegge di varia forma che potevano essere usate senza particolari modifiche, sfruttando il loro margine tagliente, oppure dopo averle trasformate in raschiatoi e punte. Nella grotta sono stati rinvenuti anche numerosi “coproliti” (escrementi fossilizzati) di iena delle caverne; usualmente infatti la iena frequentava le grotte, che utilizzava come tana, quando queste venivano abbandonate dall’Uomo.

Nel panorama preistorico italiano (e più in esteso europeo) la Grotta di Cala dei Santi costituisce uno dei più importanti contesti relativi all’Uomo di Neanderthal per la notevole potenza e integrità del suo deposito che,  grazie alle ricerche in corso,  potrà restituirci un spaccato significativo del modo di vita dei nostri antichissimi predecessori (dal punto di vista culturale, paleo-ecologico ed, eventualmente, anche paleoantropologico).

Le ricerche nella grotta sono condotte dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e dall’Università di Siena (Unità di Ricerca di Preistoria e Antropologia,) in collaborazione con l’Istituto Italiano di Paleontologia Umana, l’Università San Paolo (Brasile), le Università di Pisa e di Firenze e, dal 2014, con l’Istituto Max Planck di Antropologia Evolutiva di Lipsia (Germania).

Dal 2006 ad oggi le indagini a Cala dei Santi si sono susseguite con cadenza annuale (normalmente nel mese di giugno) e sono state rese possibili dal particolare impegno profuso dal Corpo dei Vigili del Fuoco di Grosseto, oltre che  dal sinergico supporto logistico  offerto dal Comune di Monte Argentario, dall’Ufficio Circondariale Marittimo di Porto Santo Stefano, dall’Accademia Mare Ambiente di Porto Santo Stefano e dal centro diving Argentario Divers di Porto Ercole.

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