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Elysia, il mollusco “fotovoltaico”

ELYSIA, IL MOLLUSCO “FOTOVOLTAICO”

RIESCE A NUTRIRSI CON LA LUCE DEL SOLE GRAZIE ALLA FOTOSINTESI 

Il mondo sommerso ci ha abituato a meravigliarci per le straordinarie forme, colori e comportamenti degli animali che popolano i fondali. Proprio per i loro colori incredibili, i nudibranchi sono tra i soggetti più ricercati dai fotosub e non solo.

Esiste un mollusco, molto simile a un nudibranco, che invece ha preferito rinunciare all’aspetto sgargiante, ma possiede quello che sembra un vero e proprio superpotere: riesce a nutrirsi con la fotosintesi clorofilliana! Proprio così, i molluschi del genere Elysia ricavano energia dalla luce del sole, come fanno normalmente le piante e le alghe. Un mollusco “fotovoltaico”, insomma, tanto che può sopravvivere per diversi mesi senza mangiare.

Prima di capire come riesca a comportarsi da pianta e da animale allo stesso tempo, vediamo chi è. Come già detto è un mollusco e appartiene alla classe dei gasteropodi, cioè quei molluschi che si spostano strisciando sul proprio stomaco (dal greco gaster=stomaco e podos=piede). A questa classe appartengono varie sottoclassi tra cui quella degli opistobranchi (“con le branchie dietro”) a sua volta suddivisa in vari ordini tra cui i nudibranchi e i sacoglossi. La nostra Elysia appartiene a quest’ultimo ordine e comprende varie specie, 8 delle quali vivono nel Mediterraneo: Elysia viridis (comune), Elysia hopei, Elysia flava, Elysia timida, Elysia translucens, Elysia gordanae, Bosellia mimetica, Elysia ordanae.

 

Elysia Viridis Licenza CC_autore: Genet_source_https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Elysia_viridis_2.jpg

 

Mediamente sono di dimensioni molto ridotte, intorno ai 2 centimetri, ma alcune specie possono raggiungere anche 10 cm di lunghezza. Come tutti i Sacoglossi, non hanno la mandibola: si nutrono succhiando il contenuto delle cellule di alcune alghe, utilizzando una specie di lingua (radula). 

Per capire come faccia a vivere per diversi mesi stando comodamente sdraiata al sole, dobbiamo innanzitutto ricordare cosa sia la fotosintesi clorofilliana. In parole semplici, è quel processo grazie al quale le piante, utilizzando l’energia della luce solare, convertono l’anidride carbonica in zuccheri, producendo ossigeno come scarto. Questo processo avviene grazie a dei minuscoli organuli contenuti all’interno delle cellule delle piante: i cloroplasti.

Quando i molluschi del genere Elysia succhiano il contenuto delle cellule della alghe, si avvia il processo digestivo ma i cloroplasti rimangono attivi come se fossero ancora nella cellula dell’alga. Vengono poi inglobati in vari tessuti dell’animale e lì continuano a funzionare. Elysia converte poi il glucosio in proteine e altro, ricavando nutrimento sufficiente a vivere per alcuni mesi senza dover mangiare. L’importante è che stia in acque poco profonde dove la luce solare è ancora sufficiente ad attivare la fotosintesi.

Per avere una maggiore superficie da esporre, e quindi fare più fotosintesi, alcune delle Elysia hanno evoluto la propria forma, che si è allargata e appiattita. La superficie dorsale inoltre è semitrasparente per consentire la penetrazione dei raggi solari. 

Ovviamente questo “superpotere” non trasforma questi animali in piante, infatti non riescono a produrre la clorofilla né a far replicare i cloroplasti. Per questo, ogni tanto, le Elysia hanno bisogno di assumere nuove cellule di alghe per rimpiazzare i cloroplasti ormai “scarichi”.

Per riuscire a individuarle durante le nostre immersioni bisogna osservare molto bene tra le alghe verdi in acque poco profonde. I cloroplasti ingeriti rendono però le Elysia dello stesso identico colore delle alghe su cui vivono. Inoltre il corpo ha una forma simile a quella di una foglia arricciata, il che le rende ben mimetizzate sia per predatori che per noi sub. Non resta che… osservare con molta attenzione! 

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FONTI E APPROFONDIMENTI: