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Stella marina: tutto quello che (forse) non sai su questo straordinario animale

simone nicolini
Simone Nicolini

Stella marina: la guerriera delle nostre scogliere

Durante le nostre uscite di snorkeling capita spesso di incontrarle: colorate, silenziose, immobili o in lento movimento tra gli scogli sommersi.
Parliamo delle stelle marine, animali così strani che sembrano usciti da un racconto di fantascienza. Non a caso, fanno parte della classe scientifica Asteroidea.

La maggior parte di noi le conosce con 5 braccia, ma alcune specie possono arrivare ad averne fino a 50! Un numero che basta a capire quanto siano sorprendenti.

Ma dietro l’aspetto pacifico e decorativo si nasconde un vero guerriero del mare.

Chi è davvero la stella marina?

Con il nome stella marina si indicano tutti gli animali appartenenti alla classe Asteroidea, un gruppo di echinodermi che vive sul fondo del mare.
Ne esistono oltre 2000 specie diverse, molte delle quali abitano anche i fondali del nostro Mediterraneo.

Quasi tutte condividono la stessa struttura base: cinque braccia simmetriche unite a un disco centrale, che insieme formano la tipica figura “a stella” da cui prendono il nome. Alcune specie, però, possono arrivare ad avere anche più di 20 o 30 braccia, come nel caso delle Labidiaster dell’Antartide.

Stella marina

Stella marina dai vivaci colori, con cinque braccia che si estendono dal corpo centrale, un vero gioiello del mare

Riproduzione e crescita

Ogni femmina può deporre anche 2 milioni di uova in un anno. Il maschio le feconda esternamente rilasciando il seme nell’acqua. In alcune specie le uova vengono custodite dalla madre, in altre vengono abbandonate al loro destino.

Le larve neonate sono lunghe meno di 1 mm e trascorrono i primi giorni di vita nuotando e nutrendosi di plancton, prima di depositarsi sul fondale. Da lì iniziano a svilupparsi e a trasformarsi in piccole stelle marine.

Le dimensioni da adulte variano molto in base alla specie: alcune misurano appena 3 cm, altre arrivano a 70 cm da braccio a braccio.

Come si muovono e si orientano?

Le stelle marine si muovono allungando e ritraendo le braccia, sfruttando migliaia di piccoli pedicelli ambulacrali, una specie di ventose che si attaccano al substrato.
Non hanno un cervello centrale, ma un sistema nervoso distribuito nei bracci.

Per orientarsi usano tatto, gusto e olfatto. Non hanno veri e propri occhi, ma molte specie possiedono organi visivi rudimentali che percepiscono la luce. Alcune, come la Linckia laevigata, sono capaci perfino di formare immagini a bassa risoluzione.

Una struttura che ispira anche la sociologia

Per la loro capacità di rigenerare braccia — e in alcuni casi l’intero corpo da un solo arto — le stelle marine hanno ispirato anche il linguaggio della sociologia e della gestione aziendale.
Si parla infatti di “struttura a stella marina” per indicare un sistema decentrato, in cui ogni parte può agire autonomamente, sopravvivere e riprodursi anche se il “centro” viene eliminato.
Un modello resiliente, flessibile… e naturale.

Un corpo corazzato

Anche se non possiedono uno scheletro interno come noi, le stelle marine sono tutt’altro che fragili. Il loro corpo è protetto da placche calcaree che funzionano come un’armatura naturale. E non hanno nemici facili da affrontare: l’unico vero problema per loro sono alcuni parassiti. I colori sgargianti che sfoggiano non servono a farsi notare, ma a mandare un messaggio ben chiaro: “non sono commestibile!”.
È una tecnica di difesa che si chiama colorazione aposematica.

Stella marina nel mare del nord – Circolo polare artico

Occhi (quasi) ovunque

Sulle punte di ciascun braccio le stelle marine hanno una piccola struttura visiva, un tipo di occhio composto molto simile a quello degli insetti. Per anni si è pensato che non servisse a molto. Ma ora la scienza dice il contrario. Uno studio ha dimostrato che:

  • Gli occhi sono lenti, ciechi ai colori, ma capaci di formare immagini vere.
  • Anche se a bassa risoluzione, sono abbastanza efficaci da riconoscere l’ambiente.
  • Solo le stelle marine con occhi intatti riescono a tornare alla barriera corallina quando vengono spostate.

Questa visione primitiva non serve a cacciare o fuggire, ma a orientarsi nel proprio habitat, distinguendo la barriera corallina dal mare aperto.
Una funzione evolutiva fondamentale, che potrebbe rappresentare un gradino intermedio nella storia della vista animale.

Lo sapevi? Gli occhi delle stelle marine:

  • Si trovano sulla punta di ogni braccio
  • Sono simili agli occhi degli artropodi
  • Non vedono i colori
  • Formano immagini semplici
  • Servono per orientarsi nel reef

Rigenerazione e autotomia: due superpoteri

Le stelle marine sono note anche per un’altra abilità sorprendente: la rigenerazione.
Se perdono un braccio, lo possono ricostruire nel tempo. Alcune specie riescono persino a rigenerare l’intero corpo da un solo arto, se contiene parte del disco centrale.

Ma la cosa più incredibile è che possono decidere di staccarsi un braccio da sole, in caso di pericolo.

✂️ Autotomia: quando mollare un braccio ti salva la vita

In caso di attacco, la stella marina può attivare un meccanismo chiamato autotomia:
rilascia un neurotrasmettitore (la colecistochinina, o CCK) che provoca la contrazione di un muscolo alla base del braccio, fino al distacco volontario dell’arto.

Un comportamento difensivo che serve a guadagnare tempo e scappare, lasciando al predatore un “pezzo” da rosicchiare.
E poi… via con la rigenerazione.

Una bocca invisibile (e un modo di mangiare… fuori dal comune)

Le stelle marine sono carnivore e si nutrono principalmente di molluschi bivalvi, come cozze e vongole, ma anche di ricci di mare, piccoli crostacei e, in alcuni casi, persino di pesci morti o morenti.

Guardandole da sopra, potresti pensare che non abbiano una bocca. In realtà si trova nella parte inferiore del corpo, al centro del disco, e le loro abitudini alimentari sono tanto strane quanto affascinanti.

Astrospartus mediterraneus

Come si nutrono?

  • Estroflessione dello stomaco: alcune specie espellono lo stomaco fuori dal corpo per avvolgere e digerire la preda esternamente. Una volta terminata la digestione, lo ritirano dentro di sé.
  • Apertura delle conchiglie: usano le braccia per forzare l’apertura dei molluschi bivalvi e poi inseriscono lo stomaco tra le valve.
  • Ingestione e rigurgito: alcune specie inghiottono le prede intere e poi rigurgitano le parti indigeste, come gusci e scheletri.

Un sistema tanto efficace quanto inquietante, perfetto per un predatore lento ma letale.

Un animale chiave dell’ecosistema

Le stelle marine sono un anello fondamentale della biodiversità marina.
Contribuiscono all’equilibrio dell’ecosistema, aiutano a controllare la popolazione di altri invertebrati e sono indicatori ecologici: la loro presenza (o assenza) ci dice molto sulla salute del mare.

Ecco perché è importante non toccarle o spostarle durante le immersioni o le escursioni: anche se sembrano robuste, possono subire danni irreversibili se manipolate.

Vuoi vederle da vicino?

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Articoli di approfondimento:

AUTOTOMIA – https://www.fnob.it/2024/09/11/per-sfuggire-ai-predatori-le-stelle-marine-si-liberano-degli-arti/

VISIONE DELLA STELLA MARINA – https://royalsocietypublishing.org/doi/10.1098/rspb.2013.3011